Fidarsi è bene, ma qualche volta sarebbe meglio non fidarsi

In questo mio breve articolo andremo a scoprire il cuore del sistema economico di produzione dei beni e dei servizi, ossia il diritto di credito che ha per oggetto una somma di denaro, oltre ai rimedi a tutela dell’azienda che non ottiene il pagamento delle prestazioni effettuate.

Cos’è il diritto di credito?

Il credito non è solo il diritto al pagamento per la prestazione eseguita. Con questa parola si intende far riferimento anche alla somma di denaro che si ha diritto di ottenere dal debitore.

Il credito è il motore del nostro sistema economico e giuridico, in quanto alla base del diritto civile non vi è la logica della donazione, bensì quella dello scambio, come ci ricorda un importante studioso del diritto. Le aziende e i professionisti infatti mettono a disposizione le proprie capacità e il loro talento per realizzare beni e servizi a coloro che li richiedono, ma tutto ciò ha un costo, un prezzo e non si può lavorare sempre “a gratis”, altrimenti il sistema non sta in piedi e in poco tempo si potrebbe “chiudere baracca e burattini”.

L’inadempimento e gli interessi di mora

In caso di mancato pagamento del prezzo di un servizio o di un bene viene in rilievo l’inadempimento, il quale può essere temporaneo, e quindi si parla di ritardo, o può essere definitivo. Il ritardo nel pagamento di una somma di denaro comporta quale conseguenza la debenza degli interessi legali, in quanto si presume il danno, il quale deriva dall’impossibilità di godere di un bene che di per sé è fruttifero.

La garanzia patrimoniale generica

Ai sensi dell’art. 2740 cc il debitore risponde con tutti suoi beni presenti e futuri, beni che costituiscono la garanzia patrimoniale generica del debitore nei confronti dei creditori. Detto ciò, non è semplice conoscere, fin dai primi contatti, la capienza patrimoniale della propria controparte. Con riguardo ai veicoli e agli immobili si possono consultare i pubblici registri (PRA, libro fondiario o catasto). Esistono anche aziende specializzate nella ricerca dei beni, dei rapporti bancari del proprio debitore o anche nell’analisi della reputazione delle aziende, ma ciò ha sempre un costo e a volte, non trascurabile.

Quali sono i rimedi se il debitore non paga il dovuto?

I professionisti e le aziende hanno a disposizione diversi rimedi, sia contro il pericolo di inadempimento, sia a tutela del diritto di credito quando il debitore non paga il dovuto. Analizziamo insieme alcuni strumenti di tutela preventiva del credito.

1) Chiedere acconti o pagamenti anticipati

Uno dei primi insegnamenti che l’esperienza ci insegna è quello di farsi pagare in anticipo, o chiedendo un acconto o suddividendo il prezzo in più rate, meglio se con accordo scritto: una al momento dell’incarico, una o più in corso d’esecuzione, e una finale alla conclusione dei lavori. Qualcuno potrebbe dire: ma se uno non vuole pagare, anche se si pattuisse un pagamento rateale, va a finire che l’impresa riceve i primi pagamenti, ma non quello finale. A ciò si potrebbe replicare sostenendo che è sempre meglio ricevere dei pagamenti anticipati, piuttosto che non ricevere nulla.

2) Ottenere dal debitore una garanzia

Quando si tratta di prestazioni di elevato valore economico è sempre meglio farsi dare una garanzia dal debitore.

Si distinguono garanzie reali, come il pegno o l’ipoteca, dalle garanzie personali, come potrebbe essere la fideiussione bancaria. Nel caso di inadempimento, il creditore, se la garanzia è reale, può soddisfarsi sul bene dato in garanzia; se la garanzia è personale, può rivolgersi direttamente al garante, di solito una banca.

3) Il diritto di ritenzione

In qualche caso la prudenza non è mai troppa. Potrebbe quindi venire in aiuto il diritto di ritenzione, ma solo in determinati casi. Sul punto, occorre menzionare il meccanico o il carrozziere che, ai sensi del codice civile, possono ritenere il bene in officina fino a quando il conto non viene saldato. Per i professionisti, come ad esempio avvocati, architetti, geometri o ingegneri, vale una diversa regola, in quanto l’art. 2235 cc vieta di regola di poter ritenere cose o documenti ottenuti in consegna dal cliente. Di fatto, anche i professionisti possono tutelarsi col diritto di ritenzione, ma solo nel rispetto delle regole stabilite dai relativi ordini di appartenenza.

4) Il decreto ingiuntivo

Nei casi in cui, nonostante tutti i possibili accorgimenti, il credito rimanga insoluto, l’impresa ha a disposizione il decreto ingiuntivo. Si tratta di un rimedio processuale, speciale, che consente di ottenere dal Tribunale o dal Giudice di pace, in tempi più celeri rispetto ad una causa ordinaria, un’ingiunzione nella quale si ordina al debitore di pagare. Se il debitore ha un buon motivo per non pagare può proporre opposizione entro quaranta giorni dalla ricezione del decreto e così si instaura una causa ordinaria. Se il debitore non propone opposizione il decreto diventa definitivo e il creditore può avviare l’esecuzione forzata sui beni del debitore (case, terreni o conti in banca).

Le condizioni per l’emissione del decreto ingiuntivo

Per poter ottenere il decreto ingiuntivo è necessaria la prova scritta del credito, quale potrebbe essere una fattura. Condizione per far sì che il decreto sia utile, in concreto, è che il debitore abbia un patrimonio di quale tipo. Infatti, non serve a nulla avviare una causa dinnanzi ad un Tribunale se il debitore è impossidente.

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